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al testo di Bianca Mannu
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Quando ossidi e sali di noi muto sedimento sarannno indescrivibile miscuglio quel niente che fu nostro - che so? - non l’anima non l’audacia né il pensiero – - non il sogno non l’intelletto né il volere - - neppure il torto o l’idiozia - quel niente che da impeto morì movendo l’aria - quel niente che si finse asta di dispersi vessilli nella bruma – quel niente che tormentò quel “forse tutto” anarchico - non sarà neppure macchia
Sarà non mio il silenzio a mescersi nel non tuo con tutti i silenzi liberati a confondersi nell’unico sbadiglio che abolisce dell’umano tutte le misure tutte le norme e le cronologie
Tu - glabro animale - il cui banale esistere nutri scaldando il sogno di tua divina essenza assoluta e primigenia – pensa che la tua statura ha assai brevi radici poco sotto la scorza della terra: dipendi dalle sue pendici dalle piante e dagli insetti che tanto poco benedici … La tua è ancora Humanitas tutta da fondare -tolta la vanitas - sulle micro-particelle assemblate a formare l’animale Questione che non puoi oscurare che forse di nuovo ti potrà nobilitare se - volontariamente - escremi per il fesso la sghemba corona di re dell’universo
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