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Quando ossidi e sali

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Quando ossidi e sali

di noi muto sedimento

sarannno indescrivibile miscuglio

quel  niente  che fu nostro -  

che so?

- non l’anima non l’audacia né il pensiero –

- non il sogno non l’intelletto né il volere -

- neppure il torto o l’idiozia -

quel  niente

che da impeto morì movendo l’aria -

quel niente

che si finse asta di dispersi

vessilli nella bruma –

quel  niente che tormentò

quel “forse tutto” anarchico -

non sarà neppure macchia

 

Sarà non mio il silenzio

a mescersi  nel non tuo

con  tutti i silenzi liberati

a confondersi nell’unico sbadiglio

che abolisce dell’umano tutte le misure

tutte le norme e le cronologie

 

Tu - glabro animale -

il cui banale esistere

nutri scaldando il sogno

di tua divina essenza

assoluta  e primigenia –

pensa che la tua statura

ha assai brevi radici

poco sotto la scorza della terra:

dipendi dalle sue pendici

dalle piante e dagli  insetti

che tanto poco benedici …

La tua è ancora  Humanitas

tutta da fondare -tolta la vanitas -

sulle micro-particelle assemblate

a formare l’animale

Questione che non puoi oscurare

che forse di nuovo ti potrà nobilitare

 se - volontariamente -  escremi per il fesso

la sghemba corona  di re dell’universo

 

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 Alessandra Solina - 12/02/2018 10:27:00 [ leggi altri commenti di Alessandra Solina » ]

Bellissima, complimenti!!!

 Bianca Mannu - 31/01/2018 00:29:00 [ leggi altri commenti di Bianca Mannu » ]

Sì,effettivamente quel "tu" è come un segnale di caduta; è come la caduta verticale della tonalità in una frase musicale.Un effetto che,con tutta la sua pericolosità anche stilistica, qui è voluto per significare il diverso atteggiamento che la nostra cultura umana occidentale riserva al momento iniziale e all’ente che prende vita, rispetto alla parabola discendente in cui nel vivente umano compaiono i segni del deterioramento della sostanza fisica, oltre che psichica. E questa presa di coscienza stride con la nostra non deposta convinzione antropocentrica. "Re dell’universo": questo è un convincimento della cultura d’Occidente che sta divenendo universale con la globalizzazione. Presunzione tremendamente violenta nei confronti della condizione stessa che ha reso possibile la vita e le organizzazioni civili dell’uomo. L’ideologia capitalistica occupa il culmine della micidiale commisurazione di tutte le qualità naturali fisiche e le energie psichiche degli animali detti superiori, trasformate in risorse da sfruttare, all’astrazione della merce e al suo presunto equivalente in forma di denaro, cosa morta, le cui oscillazioni feticistiche diventano perno di cieca regolazione dello scambio umano globale.In questa composizione il riferimento è legato a una sintesi estrema.

 Salvatore Pizzo - 28/01/2018 22:59:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Pizzo » ]

No, non si tratta di critica, ma di sensazione. La poesia è molto bella ed il linguaggio vibrante. Solo che, quando passa al"Tu..."è come se mi venisse meno qualcosa nella lettura...

 Bianca Mannu - 28/01/2018 22:51:00 [ leggi altri commenti di Bianca Mannu » ]

Grazie dei commenti e delle critiche: non si finisce mai d’imparare e
si guadagna la possibilità - dietro la sollecitazione critica - di gettare uno sguardo più oggettivo su proprio pensiero e prodotto.

 Salvatore Pizzo - 28/01/2018 22:31:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Pizzo » ]

L’incipit è a dir poco strepitoso; poi, scorrendo verso la chiusa, mi pare che smarrisca un po’ di quella forza dirompente... Chiaramente un mio modestissimo parere...
Molto apprezzata
un saluto

 Bianca Mannu - 28/01/2018 22:20:00 [ leggi altri commenti di Bianca Mannu » ]

Non un commento, ma alcune informazioni. La data di composizione risale al 2016. Ora appare edita in Sulla gobba del tempo, una silloge di quattro autori:M.Tina Biggio, Bianca Mannu, Carlo Onnis, Giuseppa Sicura,strutturata in quattro sezioni, ciascuna con un suo specifico titolo.

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